10 anni di partita IVA da illustratrice: le cose che ho imparato

Indice dell'articolo

Era il 2014 quando ho aperto la partita IVA da illustratrice e avevo una visione abbastanza lineare – forse un po’ ingenua – di come sarebbe stata la mia attività. Avrei creato un portfolio professionale, mandato qualche email agli editori, e dopo qualche anno avrei visto i miei lavori pubblicati su albi illustrati e riviste di lifestyle.

Non è andata così, oggi la mia attività non somiglia affatto a quella che avevo immaginato. Ci sono stati momenti belli e altri più difficili, e guardandomi indietro so che con quello che ho imparato farei molte cose in modo diverso.

10 cose che ho imparato

In questo post ti racconto dieci cose che ho imparato in questi dieci anni. Si tratta di riflessioni che derivano dalla mia esperienza personale e che non pretendono di essere universali. Se ti va, alla fine del post mi piacerebbe scoprire anche le tue esperienze e ciò che hai imparato lungo il tuo percorso.

1. Pensavo che avrei disegnato di più

Forse questa è stata la cosa più difficile da accettare. Pensavo che avrei passato le giornate a disegnare da mattina a sera, ma la verità è che ci sono tantissime altre attività decisamente più noiose che tengono occupate le giornate di un illustratore. Contattare i potenziali clienti, fare i preventivi, leggere i contratti e fare le fatture, tanto per fare alcuni esempi.

Diciamo la verità, bisogna imparare a essere persone organizzate e un minimo avvezze agli aspetti burocratici, perché nessun cliente vuole avere a che fare con un artista pasticcione.

L’espressione “illustratore freelance” per me è piuttosto azzeccata, perché occorre essere 50% illustratori e 50% freelance, ed entrambe queste parti sono indispensabili per mandare avanti l’attività.

2. Lavorare anche meno

Quell’email di venerdì pomeriggio con una richiesta urgentissima. Alzi la mano chi non l’ha mai ricevuta.

A dire il vero non c’è niente di male nel ricevere una richiesta urgente di venerdì. Il problema è quando il cliente si aspetta di ricevere le modifiche il lunedì mattina presto, dando per scontato che non ho orari di lavoro e per me va benissimo disegnare nel weekend. Oppure ancora peggio, è quando sono stata io a dare per scontato che il cliente volesse tutto pronto per il lunedì mattina, e per accontentare le sue aspettative ho passato tutta la domenica a lavorare.

Ma il cliente si aspetta davvero questo? In più di un’occasione ho lavorato nei fine settimana senza che nessuno lo chiedesse esplicitamente. Credo che mi sarei potuta risparmiare diversi weekend con la faccia sull’iPad se fossi stata più brava a stabilire dei confini e li avessi rispettati io per prima.

Tu hai mai stabilito degli orari di lavoro? Intendo proprio qualcosa tipo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Io ho iniziato a farlo soltanto tre o quattro anni fa. Prima, ricevevo email a qualsiasi ora. Poi mi sono resa conto che se volevo che i clienti mi contattassero in orari decenti, dovevo essere io la prima a farlo. Niente email fuori orario e nel weekend una bella risposta automatica “ciao cliente, ci risentiamo lunedì”. Si sono adeguati tutti senza fare una piega.

3. Ci sono tante strade

Ho una stima immensa verso gli illustratori per bambini, perché sanno creare delle tavole fantastiche e piene di dettagli curiosi nei quali i giovani lettori hanno voglia di perdersi. Io non lo so fare. Oggi lo dico con una certa serenità ma all’inizio pensavo di essere inadeguata. Non so illustrare libri per bambini perché quello è un linguaggio che non mi appartiene.

Non è obbligatorio saperlo fare. E non c’è un modo giusto e un modo sbagliato per fare l’illustratore.

Perciò, se la maggior parte degli illustratori che conosci realizza i libri scolastici, non significa che tu debba fare lo stesso. Ma anche, se mi senti dire che con le entrate passive si guadagna di più, non è detto che questa strada sia quella giusta per te. La verità è che siamo persone diverse e con attitudini diverse, e non tutti i percorsi vanno bene per tutti.

4. Disegnare per gli altri è un’altra cosa

Disegnare per me stessa, per il puro piacere di farlo, è una cosa. Completamente diverso è farlo per lavoro.

So che molti giovani illustratori si scontrano con questa difficoltà. Quando si lavora per conto di un committente bisogna affrontare soggetti che magari non ci appartengono, seguire un brief dettagliato, rispettare le scadenze e a volte accettare modifiche che non riflettono la nostra visione.

Oggi accetto lavori su commissione solo per progetti che mi entusiasmano davvero, altrimenti preferisco evitare.

Non significa che non disegno più per lavoro, ma che scelgo di concentrarmi su ciò che mi piace fare e su quello che posso vendere direttamente, basandomi sulle ricerche di mercato e sulle mie intuizioni. In questo modo sono io a decidere cosa disegnare, e questa autonomia mi mette molto più a mio agio rispetto al lavorare sulle indicazioni di un cliente.

So che per altri è diverso: c’è chi trova più facile seguire un brief e chi come me preferisce la libertà di decidere da solo. Penso che non esista un approccio giusto o sbagliato, ma solo quello che funziona meglio per ognuno di noi.

5. Questi social

Ogni tanto mi ritrovo a chiedermi se i social servono più a me di quanto io serva a loro. Perché se è vero che YouTube mi ha aiutata tantissimo a farmi conoscere e che Instagram mi ha permesso di entrare in contatto con tantissime persone come clienti, colleghi, collaboratori o semplicemente persone interessanti, a volte mi chiedo quale sia il prezzo di tutto questo, soprattutto per il tempo e le energie che sono richieste.

Ci sono stati momenti in cui passavo più tempo a creare contenuti che a lavorare, cosa che mi sembra veramente un cortocircuito dei nostri tempi. Non ho certo deciso di fare l’illustratrice per creare contenuti sui social.

Oggi cerco di usarli in modo più equilibrato, rispettando il mio stato d’animo e la mia salute mentale. Se per un periodo non mi va di fare video, semplicemente non li faccio. Ho imparato che non devo essere sui social ogni giorno, ma neanche ogni settimana, e che se mi allontano per un po’, non c’è bisogno di scusarmi per la lunga assenza. Avere regole meno rigide onestamente mi ha tolto un bel po’ di pressione.

6. C’è tutto un mondo là fuori

Una cosa che ho imparato è quanto sia importante uscire dal guscio. Le connessioni vere che nascono dal vivo o da contesti più intimi hanno un valore che Instagram di certo non può eguagliare. Ogni volta che mi sono sforzata di portare le amicizie sul piano reale e ho conosciuto colleghi di persona ho sentito crescere non solo la mia rete professionale ma anche il senso di appartenenza a una comunità.

Stringere alleanze porta sempre effetti inaspettati e positivi: scambi di idee, supporto reciproco o semplicemente la sensazione di non essere sola in questo percorso. Anche Gommapane è nata così, dal desiderio di creare uno spazio dove costruire legami veri e collaborare per crescere insieme. Vedere gli altri illustratori come alleati e non come concorrenti penso sia fondamentale. Se ci aiutiamo, siamo tutti più forti.

Scopri Gommapane, la community per te che vuoi migliorarti, trovare ispirazione quando non ne hai, socializzare con altrə creativə e far crescere la tua attività artistica.

7. Parenti e amici

È arrivato il momento dell’unpopular opinion: i parenti e gli amici sono i peggiori clienti. Mantenere un rapporto professionale con loro è quasi impossibile. Qui mi sento proprio di darti un consiglio: non lavorare mai per un parente e neanche per un tuo amico. Il parente pensa di averti a sua disposizione, non accetta consigli, ti chiede mille revisioni e pretende che lavori gratis. Se vuoi puoi usare la mia formula per tenerli lontani: “Purtroppo ho impegni fino a gennaio/giugno/ottobre dell’anno prossimo”. Scegli tu il mese.

8. Nutrirsi di cose belle

La creatività non vive nel vuoto. Ha bisogno di stimoli, di cose belle che ti aprano la mente e ti facciano venire voglia di creare.

Andare a una mostra, leggere un libro, conoscere persone nuove, viaggiare, fare esperienze insolite. Ogni volta che mi prendo del tempo per nutrire la mia curiosità, torno al lavoro con idee nuove e una voglia diversa di mettermi alla prova. È un modo per ricordarmi che, prima di essere un’illustratrice, sono una persona con occhi e cuore da riempire.

9. Matite e pennelli, non perderli

Come probabilmente sai lavoro quasi solo in digitale, ma ogni tanto so che mi fa bene tornare alle matite, ai pennelli e alla carta. Non solo mantiene viva la mia manualità, ma mi riconnette con il lato più spontaneo del disegno e mi riconcilia con la possibilità di sbagliare.

Ogni volta che posso apro lo sketchbook e creo qualcosa solo per me. È un modo per ricordarmi perché ho iniziato a disegnare, ovvero perché mi fa stare bene.

10. Staccare davvero

Di natura sono un po’ workaholic, e poi tendo a disegnare anche quando non lavoro, cosa che contribuisce a rendere i confini tra lavoro e vita personale un po’ confusi.

Prendersi delle pause più o meno lunghe non è un lusso, è una necessità. Ora mi concedo due o tre momenti l’anno di pausa totale dal lavoro, e sono convinta che questo mi aiuti a tenere lontano il burnout, che è sempre dietro l’angolo.

Quando sono in vacanza, mi sforzo di dimenticare il lavoro. Niente email, niente Instagram, niente “giusto un’occhiata”. Nessun cliente ha davvero bisogno di contattarmi anche mentre sono al mare o in montagna. Non mi viene facile, ma ho capito che solo facendo così riesco a tornare al lavoro più concentrata e serena. Che poi è un modo per prendermi cura di me stessa.

Quali sono le tue lezioni?

Volendo leggere un filo conduttore tra queste dieci cose che ho scritto, forse la lezione più importante è imparare a rispettare me stessa. Accettare i miei limiti e fare scelte che funzionano per me.

Tu cosa ne pensi? Se ti va mi piacerebbe conoscere una lezione che hai imparato lungo il tuo percorso. Raccontamela nei commenti, sarei felice di leggerti.

Ciao, piacere di conoscerti!

Mi chiamo Silvia Bettini e sono un’illustratrice professionista: metto a disposizione le mie competenze artistiche per tirar fuori il tuo talento creativo, migliorare il tuo stile, trasformare la tua passione per il disegno in un vero e proprio mestiere.

Commenti

2 risposte

  1. Ciao Silvia, questo è un articolo da leggere e rileggere soprattutto quando ci si sente sopraffatti o magari vuoti, senza ispirazione! Condivido appieno tutti i punti e mi ci ritrovo.. Una lezione che personalmente ho imparato è quella di seguire la propria “linea” e non omologarsi a quella degli altri solo perché “di moda” in quel momento! Quindi essere sempre se stessi!

    1. Ciao Milena, grazie per il commento! Sono d’accordissimo con quello che hai detto. Meglio sempre essere se stessi e far uscire la propria personalità, anche perché se no diventiamo tutti uguali e omologati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Sai che ho anche una newsletter?
Se ami il disegno e l’illustrazione sono sicura che ti piacerà. Per riceverla iscriviti qui: